O PARTIGIANA, PORTAMI VIA…

Le DONNE furono la Resistenza dei resistenti

UNA MATTINA MI SON SVEGLIATO

O BELLA CIAO BELLA CIAO BELLA CIAO, CIAO, CIAO

UNA MATTINA MI SON SVEGLIATO

E HO TROVATO L’INVASOR.

La mattina del 10 settembre Roma è avvolta dalla battaglia. La gente è tutta per le strade incredula e curiosa. L’annuncio dell’armistizio letto alla radio da Badoglio non lasciava dubbi: il nemico ora è il tedesco. La città è smarrita e abbandonata: gli impiegati ministeriali sono stati mandati a casa, gli uffici sono deserti e i telefoni squillano invano, il Re è scappato con un gruppo di diplomatici lungo la via Tiburtina in direzione Abruzzo, la radio è muta, le botteghe sono chiuse e i mercati vuoti. Si sentono colpi di artiglieria e frastuono di fucileria dalle parti di Porta san Paolo. Donne e uomini sparano, collocati tra l’Ostiense e la Laurentina, contro i tedeschi. All’improvviso arriva correndo un ufficiale italiano reduce dagli scontri sull’Aurelia. I tedeschi sono organizzati e numerosi, impossibile tener loro testa. Ha inizio l’occupazione nazifascista della città.

O PARTIGIANA PORTAMI VIA

O BELLA CIAO BELLA CIAO BELLA CIAO, CIAO, CIAO

O PARTIGIANA PORTAMI VIA

CHE MI SENTO DI MORIR.

Dopo quella mattina tantissime studentesse, insegnanti, casalinghe, operaie, contadine, impiegate e intellettuali di ogni età ed estrazione sociale sentono e vivono la consapevolezza della giusta causa e iniziano, in segretezza, a lavorare nella stampa e nella diffusione clandestina e a organizzare corsi di preparazione tecnica e politica.

“Nelle case, nelle cucine, nelle camere da letto moltissime piccole riunioni di donne, donne parenti, donne amiche tra loro, donne che si fidavano l’una dell’altra. Riunioni nelle quali potevano parlare e da questo piccolo gruppo traevano la forza di uscire di casa, di esporsi, agire, dimostrare la loro volontà di vita!  Parole di donne, esperienze di donne, che lì hanno cominciato a parlare, che molto spesso, senza più uomini dentro la loro casa hanno cominciato ad acquistare il senso del proprio valore, la consapevolezza che la loro vita aveva un valore”. (Maria Michetti)

Molte di loro curano i collegamenti tra le varie formazioni partigiane e permettono la trasmissione di ordini, direttive, informazioni e la consegna di cibo, armi e giornali.

“So diventata staffetta pe’ combatte la dittatura. La staffetta ad ogni viaggio rischia. Rischia d’esse presa. Rischia d’esse violentata. Rischia di esse uccisa. Mi padre aveva n’ amico farmacista, s’ era fatto fare du’ pasticche de cianuro che avevamo in una garza nel calzino perché se ce prendevano, invece de facce torturare, ci prendevamo questa pasticca e saremmo morte. Una volta fui arrestata per avè scritto su un muro: ‘Pace e libertà’. I compagni m’ avvisarono con un fischio dell’arrivo della polizia, ma io me trattenni fino all’ultimo perché ce tenevo a mette l’accento sulla A. E così mi arrestarono. Mi dovetti fa’ dieci giorni in custodia delle suore mantellate. Telefonai a mi madre dicendole che partivo per Napoli per una campagna elettorale. Quando mi madre riferì la notizia a Rodari, presso il quale già lavoravo, lui intuì la bugia e, al mio ritorno, mi chiese di spiegargli cosa fosse realmente accaduto. Gli raccontai tutto e nacque la filastrocca che si intitola L’accento sull’A. La filastrocca de una staffetta partigiana”. (Luciana Romoli)

O fattorino in bicicletta

dove corri con tanta fretta?

Corro a portare una lettera espresso

arrivata proprio adesso.

O fattorino, corri diritto,

nell’espresso cosa c’è scritto?

C’è scritto: Mamma non stare in pena

se non rientro per cena,

in prigione mi hanno messo

perché sui muri ho scritto col gesso.

Con un pezzetto di gesso in mano

quel che scrivevo era buon italiano,

ho scritto sui muri della città

“Vogliamo pace e libertà”.

Ma di una cosa mi rammento,

che sull’-a- non ho messo l’accento.

Perciò ti prego per favore,

va’ tu a correggere quell’errore,

e un’altra volta, mammina mia,

studierò meglio l’ortografia.

E SE IO MUOIO DA PARTIGIANA

O BELLA CIAO BELLA CIAO BELLA CIAO, CIAO, CIAO

E SE IO MUOIO DA PARTIGIANA

TU MI DEVI SEPPELLIR.

Domenica Cecchinelli, di circa sessant’anni, madre di cinque figli, esce di casa per andare a soccorrere i feriti presso il Forte la sera del 9 settembre. Un soldato tedesco la sorprende ad estrarre il corpo di un carrista dalla torretta di un cingolato, le intima di desistere e davanti al suo rifiuto la uccide con un colpo di fucile.

Pasqua Ercolani insieme all’anziano cognato panettiere fornisce di pane i soldati che combattono alla Montagnola finché i nazisti non circondano e occupano il forno. Fatta prigioniera e poi rilasciata, viene uccisa da una mitragliata mentre cerca di allontanarsi dal forno con il cognato.

Carla Angelini, staffetta nei Gap, arrestata e torturata per una denuncia e portata a via Tasso. Trasferita poi a Regina Coeli dove rimane fino al giorno della Liberazione.

Lucia Florio arrestata e torturata perché, avendone necessità, stava cercando di vendere i propri gioielli e per questo sospettata di aiuto alla monarchia.

Iole Mancini staffetta, arrestata e portata a via Tasso dove subisce un interrogatorio sotto tortura per tutta la notte con l’intento di farle denunciare alcuni dei suoi compagni. Liberata la mattina dopo con l’arrivo degli americani.

Vera Michelin Salomon l’8 settembre 1943 entra nella Resistenza, in particolare nell’organizzazione del Comitato studentesco di agitazione. Arrestata assieme a Enrica Filippini Lera da un commando di SS sono condannate a tre anni di carcere duro da scontarsi in Germania. Saranno liberate dalle truppe americane.

Maria Teresa Regard è in prima linea negli scontri di Porta San Paolo contro i tedeschi. Entrata nei Gruppi di Azione Patriottica, col nome di Piera, partecipa all’azione contro il comando tedesco all’hotel Flora in Via Veneto. Nel gennaio 1944 lascia una borsa con bomba al posto di ristoro dei soldati tedeschi alla stazione Termini, causando la morte di tre ufficiali tedeschi e il ferimento di altri. Arrestata mentre si riforniva di chiodi a tre punte è portata e torturata in via Tasso.

Lina Trozzi si lega ai gruppi clandestini della resistenza a Roma partecipando alle attività di sabotaggio durante l’occupazione. Sorpresa dalle SS è reclusa nel carcere di via Tasso e dopo nove giorni di interrogatori e torture è condannata a dieci anni e deportata in Germania.

Maria Adelaide Tucci Riccio arrestata con l’accusa di far parte della Resistenza clandestina romana in cui svolgeva il ruolo di staffetta per il Servizio informazioni clandestino. Portata a via Tasso è sottoposta a svariati interrogatori e torture. I nazisti non ottennero da lei né nomi né notizie.

Dall’inizio dell’occupazione nazifascista alla liberazione di Roma avvenuta nove mesi dopo finirono rinchiuse e torturate a via Tasso quasi 150 donne ma nessuna di loro parlò o tradì i compagni. Il silenzio di quelle donne fu una delle armi più efficaci contro la macchina di morte nazifascista.

SEPPELLIRE LASSÙ IN MONTAGNA

O BELLA CIAO BELLA CIAO BELLA CIAO, CIAO, CIAO

SEPPELLIRE LASSÙ IN MONTAGNA

SOTTO L’OMBRA DI UN BEL FIOR.

Durante la guerra di Liberazione le donne partigiane furono più di 35 mila. 70 mila donne furono iscritte ai gruppi di difesa. In totale 4653 furono arrestate e torturate; 2750 furono deportate nei campi di concentramento o nelle prigioni tedesche e 2900 fucilate o cadute in combattimento.

E LE GENTI CHE PASSERANNO

O BELLA CIAO BELLA CIAO BELLA CIAO, CIAO, CIAO

E LE GENTI CHE PASSERANNO

MI DIRANNO CHE BEL FIOR.

E QUESTO È IL FIORE DELLA PARTIGIANA

O BELLA CIAO BELLA CIAO BELLA CIAO, CIAO, CIAO

E QUESTO È IL FIORE DELLA PARTIGIANA

MORTA PER LA LIBERTÀ.

“Chiamatemi ex politica, ex parlamentare, ex insegnante, ma non chiamatemi mai ex partigiana. Perché io partigiana lo sarò per sempre”. (Lidia Menapace)

Migliaia di donne hanno rischiato la propria vita imbracciando fucili, nascondendo clandestini, aiutando ebrei. Erano le donne a nascondere le lettere tedesche che denunciavano gli antifascisti e sempre loro organizzavano scioperi, proteste, assalti ai forni. Uno dei più importanti, al forno Tesei nel quartiere Ostiense, provocò la morte di dieci donne portate sul ponte e abbattute a raffiche di mitra contro la spalletta di ferro del ponte: Clorinda Falsetti, Italia Ferracci, Esperia Pellegrini, Elvira Ferrante, Eulalia Fiorentino, Elettra Maria Giardini, Concetta Piazza, Assunta Maria Izzi, Arialda Pistolesi, Silvia Loggreolo. E sono ancora le donne a salvare i militari sbandati dai rastrellamenti, le contadine ad ospitarli e guidarli. Queste donne hanno lottato e combattuto, sacrificando la loro vita, per un’esistenza più dignitosa in un Paese libero dall’autoritarismo fascista.

Ed è per loro che oggi, 25 aprile, l’orgoglio e l’appartenenza devono vincere sulle polemiche e sulle divisioni. Perché grazie alle partigiane e ai partigiani oggi possiamo vivere e festeggiare una delle esperienze più belle che all’uomo sia dato provare: il miracolo della Libertà”.

Ed è per tutte loro che Ars Editour vi augura, oggi e sempre, un BUON 25 APRILE.

BELLA CIAO È UN INNO AI VALORI DELLA LIBERÀ, DELLA DEMOCRAZIA, DELLA TOLLERANZA E DELL’UGUAGLIANZA. PER QUESTO NON PUOI ESSERCI UN 25 APRILE SENZA BELLA CIAO.

Di Chiara Civitarese

Immagine di copertina di Marco Bertinelli

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