Aktion T4

“Esistono soltanto due cose: scienza ed opinione. La prima genera conoscenza, la seconda ignoranza”

Le cose cambiarono da quel fatidico gennaio del 1933.

Nel giro di pochi mesi la Repubblica tedesca diventa una dittatura a tutti gli effetti e prende il via quel processo di controllo totale che non ha risparmiato nemmeno il campo della medicina. Il 22 giugno il Ministro degli Interni introduce una legge sulla sterilizzazione che fissa le basi per l’approccio medico del regime al problema delle “vite senza valore”. Tra i malati ereditari che devono essere sterilizzati chirurgicamente sono incluse le categorie della deficienza mentale, della schizofrenia, della psicosi maniaco-depressiva, della cecità ereditaria, dell’epilessia, della sordità ereditaria, delle malformazioni gravi e dell’alcolismo ereditario. I procedimenti chirurgici più utilizzati per sterilizzare sono la legatura dei dotti deferenti nell’uomo, la legatura delle tube ovariche nella donna e, in certi casi specifici, l’irradiazione con raggi X o con radio. La legge sulla sterilizzazione del 1933 portò alla sterilizzazione chirurgica di circa trecentocinquantamila cittadini tedeschi “indegni” di riprodursi. 

Ma ciò non bastò.

Al numero 4 della Tiergartensstrasse di Berlino, il quartier generale dell’Ente Pubblico per la Salute e l’Assistenza Sociale, Victor Brack, colonnello delle SS, è incaricato di coordinare il provvedimento sull’eutanasia, che prende il nome di Aktion T4. Il progetto, che obbliga i medici a segnalare tutte le nascite dei soggetti deformi, è diviso in due programmi ben distinti rivolti uno ai bambini, l’altro agli adulti. Gli ospedali psichiatrici diventano il cardine di questo processo e al loro interno si svolgono i corsi sulle “vite senza valore” rivolti ai funzionari e i membri delle SS.

I bambini…

È obbligatorio denunciare e registrare tempestivamente tutti i bambini sotto i tre anni nati con gravi malattie ereditarie tra cui idiozia, cecità, sordità, microcefalia, idrocefalia, malformazioni di ogni sorta e paralisi. Sulla base di questionari distribuiti dal Ministero della Sanità e redatti dai medici distrettuali un gruppo di tre medici “esperti” ha il compito di giudicare sull’opportunità o meno dell’eutanasia, senza esaminare i bambini e senza leggere la loro cartella medica. Per portare a termine l’uccisione di un bambino occorre l’unanimità dei tre esperti (un semplice segno + sulla cartella). Per avere il consenso dei genitori i bambini, prima di essere uccisi, sono sottoposti a una forma di terapia medica. L’uccisione è disposta dal direttore dell’istituto o da un suo subordinato ed attuata per mezzo di compresse di luminal sciolte nel tè e fatte bere al bambino. Ai bambini tolleranti al farmaco si applicava un’iniezione mortale di morfina e scopolamina. La causa del decesso risulta essere sempre la polmonite. 

Gli adulti…

L’estensione del progetto dai bambini agli adulti avviene nell’ottobre del 1939 e Hitler lo affida al suo medico personale Karl Brandt. A differenza del Programma di Eutanasia infantile, il Programma T4 rivolto agli adulti coinvolge l’intera comunità psichiatrica tedesca e riguarda pazienti affetti da malattie specifiche (sifilide, schizofrenia, epilessia, malattie senili, paralisi, encefalite); pazienti ricoverati da più di cinque anni; pazienti considerati pazzi criminali; pazienti non tedeschi o non di sangue tedesco ai quali si chiedeva di indicare razza e nazionalità. Le SS, con indosso camici bianchi per sembrare medici, si occupano del trasporto nei vari ospedali e per nascondere i pazienti alla popolazione gli autobus sono dotati di finestrini opacizzati. La morte avviene entro le ventiquattro ore dal ricovero per mezzo di siringa o gas. Le decisioni sono affidate ai medici anziani di rango più elevato e più vicini alle gerarchie naziste mentre i più giovani si occupano direttamente delle uccisioni. 

Gli ebrei…

I pazienti ebrei sono considerati un gruppo a sé: devono essere uccisi semplicemente in quanto ebrei, conseguenza questa della soluzione radicale del problema ebraico. Il trattamento degli ebrei nel quadro del Programma di Eutanasia, chiamato 14f13, inizia nell’aprile del 1940 con l’ordine, da parte del Ministero degli Interni del Reich, di inventariare tutti i pazienti ebrei. Per evitare traumi psicologici ai soldati si fa a meno del plotone di esecuzione e i gerarchi decidono di evitare gli esplosivi che richiedono troppo lavoro di pulizia dei corpi. Nell’impianto di Brandeburgo si inizia così a ricorrere al monossido di carbonio, ottenuto dai gas di scarico degli autocarri (preludio dei campi di concentramento) Queste uccisioni rappresentano il primo caso di mescolanza di elementi presenti poi nei campi di sterminio: l’eutanasia, la scienza di laboratorio e la tecnologia nelle uccisioni.

Carl Clauberg

Nei campi di sterminio i ricercatori e i medici partecipano a sperimentazioni cliniche, ovviamente non terapeutiche e senza il consenso, condotte sugli internati. Questi test comprendono esperimenti di decompressione per il salvataggio da grandi altezze e di vaccinazione; esperimenti su coppie di gemelli monozigoti e di castrazione chirurgica; raggi X; esperimenti sulla cura ormonale dell’omosessualità e sulla pigmentazione degli occhi e della struttura dell’iride. Ovviamente anche esperimenti sulla sterilizzazione di massa. La prima fase del progetto di igiene razziale è costata al Reich circa quattordici milioni di Reichsmark. Troppi. Occorre trovare il modo di sterilizzare più persone spendendo meno soldi e senza che i pazienti o l’opinione pubblica internazionale se ne accorgano. Non solo ebrei però ma anche Rom-Sinti, prigionieri di guerra sovietici, asociali, disabili, omosessuali, afro-americani, Testimoni di Geova. In tanti hanno provato a cercare una soluzione definitiva al problema della sterilizzazione di massa: Himmler, l’architetto della soluzione finale; il dottor Schumann, che valutò l’impiego dei raggi X; il dottor Brack, coordinatore del programma T4; il dottor Madaus, che optò per l’utilizzo di una pianta sudamericana e l’illustre ginecologo Carl Clauberg. Nato nel 1989, intraprende gli studi di medicina che interrompe per combattere durante la Grande Guerra. Finito il conflitto mondiale si laurea in Ginecologia e Ostetricia ed esercita la professione all’ospedale di Kiel. Nel 1933 aderisce al nazismo e la sua carriera subisce un’impennata. Interessato da sempre ai metodi per incrementare la natalità decide, su richiesta di Himmler, di rovesciare la sua ricerca dedicando i suoi studi alla messa a punto di una procedura non chirurgica per una sterilizzazione efficace, permanente e veloce. Detto fatto. I “conigli da laboratorio” sono le donne internate nel campo di Auschwitz; il suo laboratorio il famigerato Block 10. Clauberg inietta alle internate soluzioni caustiche nella cervice uterina causando febbre alta, infiammazioni, emorragie delle vie genitali. Una volta scese dal lettino subito dopo il piccolo intervento sterilizzante le donne, sotto la minaccia di venire uccise all’istante, sono costrette a camminare diritte e uscire cantando dalla baracca. Molte di loro muoiono quasi subito, altre sono uccise per eseguire l’autopsia e altre ancora condotte nei forni dopo gli esperimenti. Alcune volte il dottor Clauberg, per constatare i risultati della sua ricerca, costringe le donne ad avere rapporti sessuali con prigionieri del campo selezionati a questo scopo. Dopo un anno di esperimenti Clauberg comunica a Himmler che il suo metodo era quasi a punto e che un medico, con dieci assistenti, poteva sterilizzare mille donne al giorno mascherando l’operazione come semplice visita ginecologica. 

Come è stato possibile? 

Il processo di nazificazione della ricerca medica non fu il banale risultato della follia criminale di Hitler o di pochi esponenti delle SS, ma il risultato di una sistematica mobilitazione a sostegno di un progetto razziale tedesco, a livello europeo, condiviso e perseguito anche dai dipartimenti universitari, dall’industria chimica e farmaceutica e dalle strutture mediche e di ricerca presenti durante il Terzo Reich. È dalla scoperta dei crimini nazisti che ci si interroga su come sia stato possibile che dei medici, di alto livello culturale e scientifico, abbiano potuto rendersi responsabili o complici di questi fatti. Entra in gioco il principio psicologico dello sdoppiamento: la divisione del sé in due sé funzionanti, così che un sé parziale venga ad agire come un sé intero. Un medico di Auschwitz quindi, attraverso lo sdoppiamento, poteva uccidere, contribuire ad uccidere e organizzare, tacitamente, un’intera struttura del sé che inglobava ogni aspetto del suo comportamento. Ogni singolo medico nazista aveva bisogno del suo sé di Auschwitz per reggere, a livello psicologico, all’interno di un ambiente totalmente antitetico alle sue norme etiche precedenti. Ma allo stesso tempo aveva bisogno dell’altro sé, quello al di fuori del campo e anteriore ad esso, per continuare a vedersi come medico, marito, padre ed essere umano.

5000 mila furono i bambini vittime di eutanasia presente nel Programma Aktion T4

240 mila furono gli adulti vittime delle sterilizzazioni presenti nel Programma Aktion T4

360 mila furono gli adulti vittime di eutanasia presente nel Programma Aktion T4

300 furono le prigioniere sottoposte alle sperimentazioni nel Blok 10

Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro:

  • di mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso della medicina, fondato sul rigore etico e scientifico della ricerca, i cui fini sono la tutela della salute e della vita;
  • di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della professione. (Giuramento di Ippocrate)

Di Chiara Civitarese

Immagine di copertina di Marco Bertinelli

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