Costantino, la Pasqua e il rabbino

“Nella città di Nicea l’imperatore Costantino convocò i vescovi in un concilio \ dove decretò la data della Pasqua grazie al loro ausilio”

Finiti i festeggiamenti del Carnevale
per i cristiani ha inizio il periodo quaresimale,

quaranta giorni di penitenza e digiuno:
un obbligo da secoli per ognuno.

Significativo è il ruolo centrale del numero quaranta
che ricorre spesso come se fosse una cifra santa.

Quaranta sono i giorni di durata del diluvio universale,
sempre quaranta sono i giorni passati da Mosè sul monte;
quaranta giorni di predicazione prima della distruzione di Ninive, dell’Assiria una capitale
e quaranta i giorni che Gesù digiuna nel deserto secondo la fonte.

Ricapitolando, dopo il carnevale ci sono i quaranta giorni di quaresima e poi arriva Pasqua seguita da Pasquetta,
che dovrebbe ricordare l’incontro delle donne con l’angelo ma per noi resta una gita fuori porta con arrosticini e birretta.

La parola Pasqua deriva dal greco e a sua volta dall’aramaico antico
e significa “passare oltre”, oppure “passaggio”, e qui inizia l’intrigo.

Mentre gli ebrei ricordano la fine della loro schiavitù,
i cristiani celebrano la resurrezione di Gesù.

Dura otto giorni la Pasqua ebraica
e inizia con la cena rituale in ricordo di quella fatta prima della liberazione,
i successivi sette giorni hanno un’origine antica e arcaica
e sono caratterizzati da riti che fanno parte ormai da millenni della tradizione.

Per i cristiani la Pasqua è la domenica della resurrezione
ma tutti i riti durano un’intera settimana
dalla Domenica delle Palme al venerdì di passione
poi il sabato di attesa e la Pasqua cristiana.

Ma andiamo al punto senza girarci troppo intorno:
perché la Pasqua non capita mai lo stesso giorno?

Iniziamo col dire che la passione e resurrezione di Gesù, sembrerà un paradosso,
sono avvenute lo stesso mese che gli ebrei sono scappati dall’Egitto passando per il mar Rosso.

C’era un po’ di confusione tra i cristiani durante i primi secoli della nuova era,
chi festeggiava la Pasqua con gli ebrei, chi dopo l’equinozio di primavera.

Così ci pensò Costantino, l’imperatore che legalizzò il cristianesimo,
a fissare la data della Pasqua e ad accettare, in fine di vita, il battesimo.

E lo fece convocando a Nicea il primo concilio ecumenico della storia,
cioè una riunione di vescovi chiamati a prendere decisioni e non a fare baldoria.

Così decisero che la Pasqua cristiana doveva cadere in una domenica ben precisa,
non coincidente con quella ebraica ma da essa divisa.

“LA PASQUA CRISTIANA DOVRÀ ESSERE CELEBRATA LA PRIMA DOMENICA DOPO LA LUNA PIENA CHE SEGUE L‘EQUINOZIO DI PRIMAVERA” dissero in sede vescovile,
e per questo la data della Pasqua cristiana, che è mobile, cade sempre tra il 22 marzo e il 25 aprile.

Così come il Natale anche la Pasqua risente di lontani influssi
e spesso è la storia a spiegarci questi flussi.

La religione cristiana ha inglobato molti riti pagani e non a caso la Pasqua cade sempre in un periodo dell’anno
in cui si compie il passaggio dalla stagione del riposo dei campi a quella della nuova semina dove fiori e piante fioriranno.

Non mi dilungo sul racconto dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, dell’ultima cena, del tradimento di Giuda, della passione
e nemmeno dell’attesa del sabato e della gioia del sepolcro vuoto e della resurrezione.

Ma se la Pasqua cristiana è il trionfo della vita sulla morte e quindi è la festa per eccellenza della speranza,
mi auguro che possiamo partire tutti da questo giorno per vivere una vita di rispetto, onestà, educazione, allegria e tolleranza.

Di Chiara Civitarese

Immagine di copertina di Marco Bertinelli

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