Er Carnevale Romano

In questa festa che il popolo dà a sé stesso
si può esser pazzi e stravaganti fino all’eccesso.

Signore e signori oggi la festa si appresta a incomiciar
tra maschere, carri allegorici e contadini che per un giorno diventano zar.

Ma non fatevi ingannare dal tempo presente,
qui a Roma tra giochi, celebrità, vizi e banchetti
arrivavano persone anche dall’Oriente
per godersi le celebrazioni fino ai “Moccoletti”.

Questa Storia voglio raccontarvela io di persona,
la maschera di Roma più arguta, semplice e brontolona.

Dunque mi presento: sono Rugantino e parlo per stornelli,
mi piace fare casino e bere il vino dei Castelli.

Sono nato come burattino quasi alla fine del Settecento,
ideato da Gaetano Santangelo e utilizzato dai suoi eredi;
un vestito rosso col cappello a due punte è il mio abbigliamento
e sono diventato famoso a teatro grazie a Manfredi.

Oggi vi racconto la Storia della festa del Carnevale,
famosissima qui nella capitale,
il cui termine deriva dalle parole latine “carmen levare”
che potrebbe farvi pensare a una festa clericale.

In realtà le sue origini non sono così attuali
perché risalgono all’antica festa romana dei Saturnali.

Il primo luogo dei festeggiamenti fu l’allora platea in Agone, oggi piazza Navona
dove sin dal Medioevo si svolgevano tornei di cavalieri e le famose tauromachie,
si aggiunse poi monte Testaccio con la “ruzzica de li porci”, tradizione assai burlona,
che consisteva nel far rotolare dal monte maiali vivi e si concludeva nelle trattorie.

Ma fu alla metà del Quattrocento che i festeggiamenti cambiarono sede
grazie a Paolo II, veneziano e uomo di fede.

Lo ditto papa Paulo volendo fare cosa grata alli romani,
organizzò la corsa dei cavalli africani:
da piazza del Popolo a piazza Venezia era il percorso,
la via per questo da Lata oggi si chiama via del Corso.

Era uno dei maggiori eventi pubblici di tutto il Paese,
i festeggiamenti duravano otto giorni e finivano il Martedì Grasso,
in quei giorni nessuno badava a spese
tra sfilate, carri, maschere, feste e ogni tipo di spasso.

Ogni dì al tramonto si svolgeva la corsa dei cavalli africani
e di mattina correvano anche deformi, bambini, anziani, bufale e nani.

Ma il primo in assoluto tra i cortei,
era la corsa il lunedì delli giudei.
Otto ebrei correvano ignudi il palio come fosse una corrida,
mascherati di fango e a dispetto delle grida.

Le festività si concludevano sempre a via del Corso con la famosa Corsa dei Moccoletti,
che consisteva nel provare a spegnere le candele altrui e dava inizio al periodo dei precetti.

Nel 1874 un giovane durante la corsa attraversò e morì sotto gli occhi dei reali,
così la decisione non fu nemmeno discussa,
il Re abolì il Carnevale romano che per secoli non ha avuto eguali
come ci racconta il nostro poeta Trilussa:

Leva er tarappattà, leva la gente,

leva le corze… la bardoria è morta,

er carnovale s’ariduce a gnente.

Dicheno bene assai li mi’ padroni:

de tutt’er carnovale de ‘na vorta

che ciarimane mò? ‘N par de… vejoni

Quanti altri aneddoti, notizie e curiosità ci sarebbero da dire
ma non basto io, ci serve qualcuno che questa Storia l’ha studiata,
perché questa festa non può e non deve scomparire
e per questo ringrazio Ars Editour e tutta la sua brigata!

Di Chiara Civitarese

Immagine di copertina di Marco Bertinelli

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