Il Santo e la fisarmonica

“La tradizione non consiste nel mantenere le ceneri ma nel mantenere viva una fiamma”

“Le storie antiche sono, o sembrano, arbitrarie, assurde, prive di senso, eppure a quanto pare si ritrovano in tutto il mondo”. 

Questa frase mi ha fatto pensare a una storia, a una tradizione popolare del mio paese. Mi ha fatto tornare indietro nel tempo a quando ero bambina e arrivava il 17 gennaio. Un giorno qualunque per molti ma non per noi. A Poggiofiorito, il mio paese in Abruzzo, il 17 gennaio è il giorno di Sant’Andònie de jennàre, da non confondere con il sant’Antonio da Padova che si festeggia il 13 giugno. A casa mia poi era un giorno ancor più particolare: l’onomastico di mio padre, Antonio, e il compleanno di nonna Bambina. Storie arbitrarie, assurde, prive di senso, ma…

17 GENNAIO 1995

È martedì ma oggi non si pensa ai compiti. Oggi è festa. Oggi è sant’Antonio. Mamma sta preparando la sala per il loro arrivo, serve spazio. Noi bambini siamo tutti emozionati e allo stesso tempo intimoriti, non capita a tutti di avere i diavoli in casa. Tutto il vicinato è giunto a casa nostra per assistere alla rappresentazione. Eccoli, stanno arrivando, sento il suono della fisarmonica che scandisce il loro avvicinarsi. Ora li sento cantare, eccoli, sono arrivati, stanno entrando in casa gli eremiti cantando.

Eremiti: DALL’EGITTO NOI VENIAMO, A BUSSAR LE VOSTRE PORTE, SE QUALCUNO CI CONFORTE, FATE A NOI LA CARITÀ. BUONASERA ILLUSTRI AMICI, BUONASERA ONORATA GENTE, SANT’ANTONIO È QUI PRESENTE, VI BENEDICE E POI SE NE VA. 

Ecco bambini, guardate, quello è sant’Antonio.

[Sant’Antonio Abate, nato in Egitto e morto nel deserto del Tebaide il 17 gennaio. La sua vita ci è nota attraverso la Vita Antonii, opera agiografica scritta dal suo discepolo Atanasio, futuro vescovo di Alessandria. Antonio apparteneva ad una famiglia agiata e rimasto orfano molto giovane decise di distribuire il suo patrimonio ai poveri e seguire una vita solitaria vivendo in povertà, preghiera e castità.]

Sant’Antonio: COL CILICIO INTORNO AL FIANCO, SON VENUTO QUASI STANCO, SON FUGGITO LI’ DA SATANA, CHE NON MI LASCIA RIPOSAR. MI TORMENTA NEL MANGIARE, MI DISTURBA NEL PREGARE, MI SI FICCA SOTTO IL LETTO E NON MI LASCIA RIPOSAR. ED È PERCIÒ DA LUI SON SCAPPATO PER NON ESSERE PIÙ’ TENTATO, DA QUEL MOSTRO SCELLERATO, CHE DAL CIELO FU SCACCIATO. 

[Nei primi anni Antonio fu tormentato da tentazioni fortissime finché, parlando con altri eremiti, decise, coperto solo da un rude panno, di chiudersi in una tomba scavata nella roccia nei pressi del suo villaggio e proprio lì fu aggredito e percosso da Satana. La rappresentazione del mio paese ricorda proprio il momento delle tentazioni del diavolo al santo.]

Eremiti: SATANA, SATANA, ECCOLO CHE VIEN..

[Il momento dell’ingresso dei diavoli per noi bambini era il più emozionante. Sapevamo tutti che erano ragazzi del nostro paese travestiti ma la fisarmonica che aumenta il ritmo e le loro grida ci terrorizzavano talmente tanto che ci stringevamo tutti a mamma. Papà non si trovava mai. Lui di solito era uno dei diavoli. La cosa più caratteristica di questa rappresentazione è che è tutta cantata e accompagnata dalla fisarmonica. Le musiche originali sono state realizzate nel 1936 dal maestro Tommaso Coccione mentre il primo testo, da cui derivano tutte le versioni successive, fu scritto dall’arciprete di Arielli don Francesco di Fabio nel 1923. Consisteva in 36 quartine di cui 23-25 erano cantate dai vari personaggi.]

I diavoli corrono per casa, urlano Antoniooo, Antoniooo, vieni qui Antoniooo, saltano da una parte e l’altra con il loro bastone, infastidiscono gli eremiti finché non sopraggiungono loro, gli angeli.

Angeli: OH DIO BENIGNO DAL CIELO ASCOLTA LE SUE PREGHIERE, POVERO ANTONIO, FORZA E CORAGGIO CONTRO IL DEMONIO […]

Così sant’Antonio, forte della presenza degli angeli, mostra la croce verso i diavoli.

Eremiti: CORRI PLUTONE, VA AL TUO DESTINO, LASCIA IL DIVINO, NON È PER TE. 

Demonio: SE MI LASCIATE IN LIBERTÀ NON PIÙ TORMENTO VI DARO’. SE MI LASCIATE IN LIBERTÀ NEL MIO DESTINO ME NE ANDRÒ. 

Eremiti: QUESTA CROCE BENEDETTA SARÀ SEMPRE DA NOI DIFESA, CONTRO L’IRA SEMPRE ACCESA DEL NEMICO TENTATOR. 

La fisarmonica suona una melodia triste e lenta, entra stanco e affannato, tutto curvo, il vecchietto.

Vecchietto: SON VENUTO DA LONTANO GIÀ HO FATTO MILLE MIGLIA, COL BICCHIERE E UNA BOTTIGLIA, PER POTERMI RISTORAR. PER PIETÀ. M’HAN BASTONATO, QUESTE POVERE BRACCIA, M’HANNO RUBATO PURE LA BISACCIA. 

ELEMOSINA, ELEMONISA A NOI MISERI EREMITI FATE A NOI LA CARITÀ \ IN QUESTA SERA FACCIAMO NOI A SANT’ANTONIO CON TUTTO IL CUORE \ VIEN LA PADRONA COI COMPLIMENTI PER QUESTE STANCHE ED ESAUSTE GENTI \ IL NOSTRO SANTO ACCETTA TUTTO, SIA CARNE COTTA SIA PUR PROSCIUTTO \ PIÙ ALTRE COSE CHE VOI CI DATE SE LE SALSICCE PIÙ CI PORTATE \ SE CI PORTATE UN AGNELETTO NOI VI DAREMO IL PRECETTO \ MA SE CIÒ NON VI RIESCE DATECI ALMENO UN PO DI PESCE \ O COTTI O CRUDI SON SEMPRE BUONI DUE PIÙ DUE GRASSI PICCIONI \ E SANT’ANTONIO UNA GALLINA LA ACCETTEREBBE ALLA SORDINA \ NON INTENDIAMO NOI DISTURBARVI NON INTENDIAMO NOI ANNOIARVI \ MA SE VOLETE ESSER PIÙ BUONI DATECI UN PIATTO DI MACCHERONI \ GRATE SARANNO LE MOZZARELLE COI CANDITI E SFOGLIATELLE \ IL VINO POI SIA QUELLO VECCHIO, QUELLO CHE S’À ‘NVICCHIATE CON UN ORECCHIO.

[Già nel V secolo a Gerusalemme si festeggiava la festa di sant’Antonio il 17 gennaio. La popolarità di questo santo fu enorme, specie nel Medioevo, per invocare la guarigione contro una malattia molto diffusa a quell’epoca e che oggi prende il nome di “fuoco di sant’Antonio (Herpes Zoster). Una malattia che divorava gli arti inferiori come il fuoco, non a caso il santo è conosciuto anche come il santo del fuoco. Dopo l’anno Mille fu costituito un ordine di frati Antoniani che erano addetti alla cura di questa grave malattia. Questi frati usavano mandare in giro per i paesi e i borghi un maialino con un campanellino attaccato al collo per poterlo riconoscere. Gli abitanti allevavano e sfamavano il maialino utilizzato poi dalla confraternita sia per alimentarsi sia per ricavarne il lardo da usare medicalmente. Anche Dante, nel XXIX canto del Paradiso, nomina queste usanze per criticare la vendita delle indulgenze: DI QUESTO INGRASSA IL PORCO SANT’ANTONIO \ ED ALTRI ASSAI CHE SON ANCORA PIÙ PORCI \ PAGANDO DI MONETA SENZA CONIO. Nell’iconografia cristiana sant’Antonio appare anziano, con la lunga barba bianca mentre cammina, scuotendo un campanello, in compagnia di un maiale. La protezione del santo sul maiale pian piano si estese a tutti gli animali domestici e si diffuse l’usanza di benedirli proprio il 17 gennaio. Un atto di devozione con cui la popolazione, basata su un’economia fondata sulla sussistenza, affidava la custodia dei propri animali che era quanto di più prezioso potessero avere]

NOI NON VOGLIAMO CHE L’ALLEGRIA SOLO CONSISTE IN FANTASIA \ NOI NON VOGLIAMO CHE QUESTA TANTO ASPETTATA SERALE FESTA OR CONSISTESSE SOLO IN PENSIERO E SI CHIUDESSE CON UN GRAN TELO \ LUNGI DA NOI DUNQUE LA NOIA RIPETA OGNUNO: VIVA LA GIOIA \ ORA ASCOLTATE IL NOSTRO CANTO E IN ONORE DEL NOSTRO SANTO \ FACCIAMO BUON VISO AL CARNEVALE CHE GIÀ SI AFFACCIA SU PER LE STRADE. 

[Il rito religioso del sant’Antonio presenta anche tratti pagani legati a un periodo dell’anno dedicato al riposo dal lavoro contadino. A questa festa infatti, con i suoi balli, i suoi canti e le musiche, è collegato l’inizio delle festività del carnevale così da legare la dimensione religiosa a quella popolare]

Sant’Antonio: IO PARTO E VADO AVANTI, BUONA SERA A TUTTI QUANTI 

La musica si fa allegra e tutti i personaggi si scoprono e insieme alla padrona di casa e agli ospiti si canta festosi:

Tutti: NOI CE NE ANDIAMO COL NOME SANTO, NOI CE ANDIAMO TUTTI QUANTI. FACCIAMO FESTA E PROMETTIAMO UN ALTRO ANNO A VEDERCI ANCOR. FACCIAMO FESTA E PROMETTIAMO UN ALTRO ANNO A VEDERCI ANCOR. 

Fine

La serata finiva con una tavola apparecchiata: vino, salsicce, pasta, biscotti. Si mangiava tutti insieme, si rideva e i nostri attori\cantanti si preparavano per la casa successiva, e così via per tutta la notte. Mio padre mi raccontava che fin da quando era piccolo, subito dopo la guerra, nel mio paese si festeggiava il sant’Antonio. Allora si andava in giro per le case e si chiedeva a fine esibizione un’offerta, quasi sempre cibo o bevande. Una parte del ricavato andava al prete e il rimanente lo utilizzavano per mangiare tutti insieme a fine festa. 

“Le storie antiche sono, o sembrano, arbitrarie, assurde, prive di senso, eppure a quanto pare si ritrovano in tutto il mondo”. Fuochi benedetti, falò, canti, maiali lasciati in giro per i paesi, musiche, gioia, vino, gastronomia tradizionale. Questa storia sembra assurda, arbitraria, priva di senso ma in realtà pare si ritrovi in tutto l’Abruzzo e non solo. È il nostro folklore, la nostra musica, il nostro dialetto. È uno dei ricordi più belli che ho del mio paese e della mia infanzia. Spero che l’anno prossimo possiate venire a festeggiare sant’Antonio a Poggiofiorito perché la tradizione non consiste nel mantenere le ceneri ma nel mantenere viva una fiamma. E noi la fiamma la accendiamo ogni anno per festeggiare il santo e cucinare le salsicce. 

Di Chiara Civitarese

Immagine di copertina di Marco Bertinelli

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